giovedì 1 novembre 2012

Nì all'Europa unita

Mi chiedo se questo governo ci prende veramente per degli asini da contenere dietro il filo spinato.
Prima ancora di fare dei patti per l'unione europea, possibilmente approvata da tutti i popoli, l'unica cosa che interessava unire era la moneta. Su questa unione iniqua si stanno elaborando leggi che sottraggono ricchezza privata, oltreché servizi e lavoro, per pagare un debito pubblico alle banche che detengono i nostri titoli di Stato.
Vorrei ricordare che già nell'800, i titoli di stato, quelli del regno di Napoli sono stati quotati fino al 120% alla borsa di Parigi, all'epoca la più importante d'Europa. Quali progressi abbiamo fatto da allora ad oggi?
La scusa della crisi, artatamente provocata è, o meglio era, un problema americano non europeo.
Se l'unione commerciale nel mondo occidentale deve diventare un domino, allora si difenda meglio con degli accorgimenti lo sviluppo europeo. Quale illustre membro del Parlamento può spiegarci perchè al supermercato dobbiamo comprare limoni argentini e i nostri dobbiamo distruggerli? Che razza di mercato è?
Intanto impoverisce l'Italia e non solo. A chi conviene questo?
Oggi si grida da tutte le parti, ed è una specialità di Monti: ce lo chiede l'Europa, come nel 1300 al grido di Dio lo vuole, si massacravano l'uno con l'altro. Oggi l'Europa massacra noi.
I tempi sono cambiati. Non si può più governare incutendo paura alla gente per rapinare i loro risparmi. Hanno ragione i tanto decantati investitori (balle) ad aver paura delle prossime elezioni. Noi siamo stufi di ragliare come asini inascoltati. Se la sovranità è del popolo allora il popolo vi manderà a casa tutti, per i pessimi accordi fatti col resto d'Europa e per quel poco di sovranità popolare che si vuole svendere, come i beni dello Stato.
A noi dello spread importa poco. Le speculazioni appartengono alle grandi banche, ma non vogliamo essere noi le vittime.